Per 6 italiani su 10 l’e-commerce contribuisce al contenimento dell’inflazione
La ripresa economica del 2021 a seguito della pandemia ha generato una forte pressione inflattiva, ulteriormente accelerata nel 2022 a seguito del conflitto russo-ucraino. Si è passati
da un tasso di inflazione negativo nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Infatti, oltre 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema in Italia, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, cioè la disoccupazione. Questa percezione è trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.
Nell’ultimo anno, l’inflazione ha ridotto il potere di acquisto degli italiani, inducendoli nel 2023 a modificare i propri comportamenti d’acquisto: 9 italiani su 10 affermano che il proprio potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno, con le fasce d’età più colpite fra i 46 e i 60 anni e gli over-60. Per questa ragione, i consumatori italiani dichiarano che modificheranno i propri comportamenti d’acquisto nel 2023, in termini di maggiore attenzione ai prezzi e ricerca di promozioni e sconti.
In questo contesto emerge il ruolo strategico dell’e-commerce. La maggioranza degli italiani, ben 6 su 10, ritiene che l’e-commerce abbia contribuito, nell’ultimo anno, al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Tale evidenza è ancora più rilevante letta congiuntamente agli impatti dell’inflazione sugli italiani: The European House -Ambrosetti stima che nel 2022 oltre 300.000 famiglie potrebbero cadere in povertà assoluta e che la crescita dei prezzi nel 2022 abbia “bruciato” circa 97,5 miliardi di Euro di risparmi degli italiani.
È la principale evidenza emersa dalla survey realizzata da The European House Ambrosetti, in collaborazione con Amazon, dal titolo “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani”, presentata ieri presso la Sala Zuccari del Senato, a Palazzo Giustiniani, a Roma. Obiettivo dello Studio è stato analizzare l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio
elettronico. Per l’occasione, sono intervenuti Lorenzo Tavazzi, Mariangela Marseglia, Stefano Menghinello, Giuseppe Tripoli e il Sen. Francesco Silvestro.
Dalla survey emerge una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza
dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane.
La percezione del beneficio del commercio online sul potere d’acquisto è poi maggiore dove l’inflazione
ha colpito di più e, principalmente, nel Mezzogiorno.
I benefici del commercio elettronico non si riferiscono solamente ai prezzi, ma anche alla maggior reperibilità e alla più ampia offerta online di molti prodotti: ben 2 italiani su 3 ritengono che il canale online garantisca migliore accessibilità e maggiore varietà nell’offerta, in particolare nei Comuni con
meno di 10 mila abitanti.Strumento di promozione del Made in Italy.
Secondo la survey, 3 italiani su 4 acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Le categorie merceologiche del Made in Italy più apprezzate online sono Fashion, Food&Beverage, e Furniture, ovvero le «3F» del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale, rappresentando il 30% del valore aggiunto, il 37% dell’export e il 40% dell’occupazione del sistema manifatturiero italiano.
Amazon si posiziona al primo posto tra i principali brand con maggiori benefici percepiti dagli italiani su contributo al potere d’acquisto, economicità e varietà e ampiezza dell’offerta.
La maggiore diffusione dell’e-commerce porta con sé benefici per i consumatori anche grazie al miglioramento nell’offerta dei retailer fisici: 1 italiano su 4 ha osservato un miglioramento nell’offerta del commercio tradizionale negli ultimi anni, in termini di maggiore economicità, di maggiore
facilità di accesso ad informazioni su sconti e promozioni e migliore qualità del servizio di assistenza. Un esempio di questo effetto è il Black Friday: ora consuetudine del canale sia online che offline o il Cyber Monday nato online e ora presente anche nel commercio tradizionale, che hanno portato a milioni di persone la possibilità di risparmiare sullo shopping di Natale in ogni categoria: dalla moda alla casa, dall’elettronica ai giocattoli, dalla bellezza ai dispositivi elettronici e molto altro ancora.
Lorenzo Tavazzi, Partner, The European House – Ambrosetti, ha dichiarato: “Negli ultimi anni, la digitalizzazione è diventata sempre più un fattore fondamentale per la vita dei cittadini e le attività delle imprese. All’interno del nuovo paradigma, uno dei settori più impattati è il commercio, e in particolare quello digitale. L’e-commerce è un fenomeno trasformativo, con benefici economici, industriali e sociali
rilevanti per i cittadini e il sistema-Paese. Infatti, dal nostro Studio emerge anche il ruolo sociale del
commercio digitale: in un contesto di elevata inflazione, 6 italiani su 10 ritengono che l’e-commerce abbia permesso loro di aumentare o mantenere invariato il proprio potere di acquisto nell’ultimo anno”.
Mariangela Marseglia, Country Manager Italia e Spagna, Amazon, ha aggiunto: “Nei momenti di difficoltà, le persone tendono a scegliere le aziende di cui si fidano e che offrono il miglior rapporto qualità-prezzo. È quello che gli italiani hanno riscontrato nell’e-commerce e su cui noi siamo impegnati
sin dal primo giorno: offrire prezzi bassi, un’ampia selezione di prodotti, consegne rapide, e un servizio post vendita efficiente. Per essere ancora più vicini alle famiglie italiane, abbiamo intensificato le iniziative promozionali lungo tutto l’anno, e abbiamo aumentato la selezione dei prodotti disponibili con consegne veloci e senza costi aggiuntivi. Infine, continuiamo a investire per far sì che il nostro negozio sia un luogo in cui i clienti possono continuare a fare acquisti con fiducia e dove il cliente è sempre tutelato dalla garanzia dalla A alla Z”.
Giuseppe Tripoli, Segretario Generale, Unioncamere, spiega: “L’e-commerce ha cambiato le abitudini di acquisto nel nostro Paese. Tuttavia, l’innovazione ha costi sociali e culturali importanti, se non viene gestita a dovere: il contesto competitivo e l’esplosione dell’e-commerce dovuto alla pandemia avrebbero dovuto portare le attività commerciali tradizionali verso l’attivazione di canali digitali. In realtà, la digitalizzazione è in corso ma si sviluppa in modo discontinuo. Per sopperire a queste fragilità, il Sistema camerale mette a disposizione delle imprese e degli imprenditori i Punti Impresa Digitale al fine di accompagnare le piccole-medie imprese italiane ad agganciare le opportunità della rivoluzione digitale. La misura più tangibile di vantaggio per il Paese proveniente dal commercio online si misura sul piano esterno. Durante il 2021 le aziende italiane che vendevano all’estero tramite e-commerce sono aumentate. Il fatturato prodotto all’estero pesa in media per il 32% del totale, in crescita rispetto al 29% del 2020. Occorre quindi supportare le piccole-medie imprese italiane nel processo di internazionalizzazione, sfruttando le opportunità offerte dai canali digitali e dall’e-commerce”.
Alberto Pirrone, Direttore generale Altroconsumo sostiene invece: “L’e-commerce è ormai entrato stabilmente nella quotidianità delle persone. Dopo l’accelerazione impressa dalla pandemia, oggi i consumatori considerano questa come una modalità ormai acquisita, che vogliono continuare ad utilizzare e dalla quale pensano di poter trarre benefici. Tutti i fattori indicano che questa trasformazione ha dei caratteri strutturali e tenderà sempre più a modificare l’acquisto di beni e servizi da un lato, le catene del valore dall’altro. Per questo, come principale organizzazione di consumatori italiana, siamo stati quindi felici di partecipare a questo confronto su un ambito tanto cruciale per la vita dei cittadini come per lo sviluppo del Paese. Lo facciamo convinti che su molti aspetti l’attenzione deve rimanere alta da parte di tutti: consumatori, market player e istituzioni. Di fronte a evoluzioni tanto rapide e strutturali è indispensabile quindi promuovere il confronto e l’attiva collaborazione tra tutti gli vattori in campo, per minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità, mettendo le persone realmente al centro.”
Il Sen. Francesco Silvestro, Segretario Commissione Industria del Senato, dichiara a sua volta: “Con questo appuntamento in Senato si chiude un importante Studio condotto da massimi esperti nel settore
dell’e-commerce. Un momento di approfondimento di numeri e dati che ci hanno permesso di comprendere le abitudini e le percezioni degli italiani su un nuovo concetto di acquisto, completamente digitale e complementare a quello fisico, e di come il canale online abbia importanti effetti sociali, come la mitigazione degli effetti negativi dell’inflazione sui cittadini. È stato un momento di confronto importante anche per chi come me riveste anche il ruolo di imprenditore”.
Federico Freni, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze, conclude: “Lo studio
elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon certifica il valore aggiunto dell’e-commerce all’economia del Paese. Spesso questo strumento viene inteso in contrapposizione al commercio fisico, portando a una distorsione del dibattito. Lo studio evidenzia, invece, come essi siano complementari e come il commercio elettronico porti grandi vantaggi ai negozi fisici che possono sfruttarlo per migliorare la propria offerta e ampliare la platea dei potenziali clienti. L’e-commerce garantisce, inoltre, una maggiore attenzione per il consumatore che, non solo può avere accesso a un servizio clienti dedicato, ma attraverso il confronto fra i diversi prezzi contribuisce a limitare la speculazione e a contrastare l’inflazione. Infine, mi preme sottolineare il ruolo dell’e-commerce nell’offrire un importante servizio a chi si trova in una condizione di ridotta mobilità o nelle zone interne, con una minor penetrazione commerciale”.
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